Trentacinque anni
Trentacinque anni vissuti in Italia mi hanno portato a conoscere in prima persona le difficoltà di giovani preparati, competenti e meritevoli di inserirsi nel mondo del lavoro, senza doversi fare necessariamente una tessera di partito, di sindacato o dover essere figlio di (…) assunto con modalità cooptative e non per meriti. Mi hanno portato a conoscere come bisogni in Italia pagare tangenti per ottenere commissionato un lavoro o essere parte di un sistema di potere, di una lobby famigliare, politica anche semplicemente se si vuole aprire un negozio.
Una delle questioni che porterei avanti, se dovessi entrare nel Parlamento Europeo, è dare voce con forza a ciò che è la stessa Comunità Europea a raccomandarci dal lontano 1992, che è stato ribadito peraltro nella famosa lettera della Bce in cui si rinnova al governo italiano l’invito a introdurre i sussidi di disoccupazione sul modello europeo.
Un reddito garantito dallo Stato a qualunque cittadino maggiorenne, sia che lavori sia che non lavori, sia che in passato abbia lavorato sia che non lo abbia mai fatto. Che, quindi, viene assicurato vita natural durante ad ogni individuo a prescindere dalla sua disponibilità a lavorare.
Non si può più ignorare infatti la raccomandazione 92/441 CEE “ogni lavoratore della Comunità europea ha diritto ad una protezione sociale adeguata e deve beneficiare, a prescindere dal regime e dalla dimensione dell’impresa in cui lavora, di prestazioni di sicurezza sociale ad un livello sufficiente. Le persone escluse dal mercato del lavoro, o perché non hanno potuto accedervi o perché non hanno potuto reinserirvisi, e che sono prive di mezzi di sostentamento devono poter beneficiare di prestazioni e di risorse sufficienti adeguate alla loro situazione personale”.
E’ l’Europa stessa a far riferimento a un reddito minimo garantito a cui si possa avere accesso senza limiti di durata, purché il titolare resti in possesso dei requisiti prescritti e nell’intesa che, in concreto, il diritto può essere previsto per periodi limitati, ma rinnovabili.
E’ doveroso sapere che in Europa (Francia, Germania, Gran Bretagna, non solo Danimarca, Svezia…) chi non guadagna abbastanza ottiene un’integrazione del reddito, e anche chi lavora part time ottiene un’integrazione del reddito. La Francia è stato l’ultimo paese in Europa ad adottare una forma di sussidio quale reddito di cittadinanza ben venti anni fa! Questo spiega la maggiore flessibilità europea,l’assenza di lavoro nero, spiega l’assenza delle massicce raccomandazioni, e il fatto che le persone competenti occupino in genere il posto che compete loro. Non è questa la situazione in Italia, dove assieme a Grecia, Ungheria, manca di fatto questa forma di protezione sociale. Per non parlare poi del reddito medio che, in Italia, è da miseria, se confrontato ad altri paesi europei!
#arivederelestelle
Vs Pallotto Marina Adele
Posted inUncategorized