Il programma politico-elettorale di Marina Adele Pallotto

Il mio programma mira a mettere il Cittadino al centro della vita politica e sociale, puntando sull’abolizione di tutti i privilegi corporativi che vanno a discapito della maggioranza della popolazione; cercando di andare a ridurre sempre più il regime fiscale, detassando la prima casa e rendendola impignorabile, non istigando all’evasione fissando un’aliquota massima uguale per tutti i redditi che favorisca il progresso e la creazione di posti di lavoro. Una politica che incentivi il lavoro, lo Stato Sociale e la tutela della famiglia, il rilancio delle piccole e medie imprese, l’agricoltura, il made in Italy, l’uso sostenibile delle energie e delle risorse; che elimini gli sprechi della pubblica amministrazione, che riduca le spese militari, che rifinanzi settori strategici (come Scuola, Giustizia, Sanità) semplificando le procedure burocratiche e contrastando la corruzione e il malaffare.

I miei cinque punti fondamentali di programma elettorale.

1- Democrazia partecipativa, uno vale uno

Oggi i cittadini non hanno né occasioni né strumenti per avanzare le proprie istanze, per esercitare i propri diritti democratici. La partecipazione politica, in sostanza, si riduce al voto.

Mettere in atto una forma di democrazia partecipativa già dall’interno del Partito, con la quale gli iscritti possano proporre, votare e quindi in realtà intervenire in prima persona e in tempo reale, senza la mediazione di strutture burocratiche territoriali.

Predispone una piattaforma partecipativa, che potrà essere con il tempo migliorata e/o implementata, per la formulazione di programmi elettorali e per la partecipazione alla vita e al bilancio del partito che saranno condivisi con tutti gli iscritti.

Nulla vieta che il modus operandi del Partito possa essere riproposto a livello territoriale, in vista di appuntamenti elettorali.

Ci si pone la volontà di superare il vuoto di democrazia partecipativa presente nel nostro ordinamento utilizzando la Rete come strumento primo e trasparente.

Chiediamo l’accesso gratuito alla Rete per tutti i cittadini italiani e siamo contro ogni forma di manipolazione dell’informazione.

2- Trasparenza e comunicazione

Favorire un rapporto trasparente, imparziale e bidirezionale grazie all’utilizzo della Rete e delle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione, favorendo una maggiore partecipazione dei cittadini alla vita politica.

La trasparenza del Partito consiste nella pubblicazione della lista-iscritti, dell’elenco dei beni mobili e immobili, del bilancio e di tutto ciò che riguardi la vita del Partito in un’ottica d’informazione veritiera, corretta e responsabile, e in un’etica della comunicazione rispettosa della privacy.

Tra gli strumenti di comunicazione previsti nel sito del Partito, annoveriamo:

– una sezione pubblica in cui è presente logo, programma politico del Partito, futuri programmi politici elettorali e lo statuto;

– un video di tutoraggio funzionale all’utilizzo del sito;

– una sezione-sondaggi e una sezione-proposte, monitorate periodicamente dai moderatori;

– una sezione trasparenza con elenco degli iscritti, elenco dei beni immobili e mobili registrati, e il bilancio del Partito.

– un forum di discussione per gli utenti dedicato al dialogo su determinati argomenti;

– una newsletter, strumento per avere un notiziario con aggiornamenti inviati per posta elettronica, tramite richiesta fatta su apposito form.

Non si esclude il ricorso a figure professionali competenti in comunicazione per implementare e migliorare l’attività del Partito, rimesse sempre al vaglio degli iscritti.

3- Sovranità monetaria

Sono per una Banca d’Italia che torni alla sua funzione originaria e sia di proprietà di un unico azionista, “lo Stato italiano”; sarebbe auspicabile una moneta di proprietà esclusiva del Popolo.

In attesa che ciò avvenga, la Banca d’Italia potrebbe fissare il tasso di usura a non più del triplo del tasso d’inflazione corrente sommato al tasso che la Banca Centrale Europea applica alle rispettive Banche Nazionali e comunque mai superiore all’8%; la Banca d’Italia nel frattempo potrebbe imporre alle rispettive banche private di equiparare il tasso a debito dei clienti al tasso a credito dei risparmiatori.

4- Reddito minimo garantito

Sono per un reddito minimo garantito finalizzato a tutti i cittadini italiani maggiorenni senza reddito, o con reddito al di sotto della soglia di povertà, che garantisca loro pari dignità sociale ai sensi dell’art. 3 c.1 della Carta Costituzionale, e rimuova gli ostacoli di ordine pratico che impediscono a tutti i cittadini di partecipare all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

I cittadini in età lavorativa che usufruiranno del reddito minimo garantito potranno poi su base volontaria, con un incentivo e con l’assicurazione infortunistica, essere adibiti a lavori socialmente utili (messa in sicurezza del territorio, accompagnamento disabili, pulizia di aree verdi e luoghi pubblici…). Sarà istituito il regime sanzionatorio della perdita del R.m.g. per combattere il lavoro nero e il commercio abusivo.

5- No immigrazione clandestina

L’approccio con cui intendo pormi nei confronti dell’immigrazione clandestina vuole essere privo di facili retoriche.

Ritengo che la soluzione non possa essere trovata nell’abolizione del reato d’immigrazione clandestina.

Gli stranieri in posizione irregolare devono lasciare il territorio avvalendosi di partenariati dall’approccio globale. La soluzione risiede soprattutto nella comunità internazionale (Onu con l’ACNUR – Alto Commissariato Onu per i Rifugiati) intervenendo nei Paesi di origine, in quelli di transito e in quelli di destinazione.

Per quanto riguarda l’Italia, dove il fenomeno in questione costa due milioni di euro al giorno, penso alla creazione di un centro di accoglienza-identificazione a Lampedusa gestito direttamente dall’ACNUR con il beneplacito dello Stato italiano. L’Alto Commissariato Onu deve farsi anche carico di presenziare con proprie forze e mezzi le frontiere esterne dello spazio Schengen.

Sono per la revisione della Convenzione di Dublino, che vincola i richiedenti asilo al primo porto di arrivo, come l’Italia e Lampedusa, senza dar loro la possibilità di scegliere altri Paesi UE di loro gradimento per raggiungere parenti o amici, e quindi li spinge all’illegalità.