Dove era finito quel sentimento che aveva portato migliaia di persone all’occupazione di piazze come Tahrir al Cairo o centri come Wall Street a New York? Cosa volevano quelle persone? Alcune volevano destituire dittatori come Moubarak, Gheddafi e altri, e ci sono riuscite, lasciandosi alle spalle divergenze sociali e combattendo insieme per una causa comune. Ma il “ritrovarsi insieme nelle piazze” riesce a fondare una società più amichevole, accogliente e condivisa laddove è già profondamente individualista, deregolamentata e concorrenziale? Questo “stare insieme” rappresenta una somma di singoli egoismi o piuttosto un sentimento che ha un progetto comune? La sfida nel mondo occidentale è la creazione di un’insiemità, un sentire comune come risultato creativo e progettuale delle singole diversità. Affronto non facile in una società consumistica in cui l’uomo è in perenne competizione e conflitto con il prossimo, e in cui l’atteggiamento diffuso è il sospetto. In un mondo nuovo dove la condizione umana prevalente è il precariato, i manager non sono più condizionati dalle esigenze dei lavoratori, mentre questi lo sono ancora con l’aggravante che non sono nemmeno liberi di lottare per la propria dignità. Costretti a convivere con nuovi ospiti, così estranei e radicati alla propria diversità, con cui si entra piuttosto in contrasto che in armonia.
La gente sa quello che non vuole, ma raramente ha una proposta e agisce per cambiare, non sapendo come, dove e contro chi farlo.
Una fragilità sociale endemica che porta sovente a ricercare l’uomo sacrificale su cui espiare il proprio senso di frustrazione e impotenza, e sul quale non si ha alcun senso di solidarietà. Uno scenario in cui non avendo proposte e soluzioni, aumenta l’astensione al voto e in cui “il voto di protesta” non contiene alcuna proposta ma è un vuoto a perdere espressione solo del proprio individualismo. Si favorisce la creazione e il rinforzo di “caste” e “sub-caste”, come quella informazionale, gli hacker, i sindacati, le associazioni professionali e persino la magistratura che a volte si comporta come tale.
da Una Stellin prestata alla politica nel web 2.0