Il pubblico conosce una versione irreale di me-personaggio introdotto dal movimento 5 stelle ad elezioni europee passate, che è il frutto di un trattamento illecito dei miei dati personali e composizione sugli stessi di fake news. La mia candidatura è stata gestita dal partito 5 stelle nelle forme dell’anonimato e di una pubblicazione non ufficiale sul sito beppegrillo.it senza alcun mio preventivo consenso, per essere rimessa al veto popolare. Il giorno 5 aprile 2014 alle 01.30 l’organizer del Movimento Cinque Stelle di Macerata, tal Andrea Spurio, un impiegato di Confagricoltura che si nascondeva dietro lo pseudonimo di “Perugini Italo”, pubblicava sul giornale online CronacheMaceratesi.it, che preannunciava una candidatura non ufficiale, un archivio online e commenti con il preciso intento di ledermi.
Nelle ore diurne dello stesso giorno, telefonavo al redattore Filippo Ciccarelli e al direttore del giornale Matteo Zallocco, affinché rimuovessero il commento dello Spurio. Gli stessi decidevano di lasciarlo affinché i loro commentatori anonimi potessero infierire ulteriormente.
Paola Pagnanelli, redattrice del Resto del Carlino, completava l’opera non verificando le informazioni contenute nell’archivio online e componendo fake news con cui incitava il pubblico all’odio.
Non era da meno CronacheMaceratesi.it che, a firma Alessandra Pierini, intitolava l’articolo “sexy maestra contro tutti”, definendo i commentatori anonimi del suo giornale come mia utenza scolastica, che fomentava contro la mia figura di insegnante “top model assenteista osé”. A fronte della mia richiesta scritta di rettifica dell’articolo, Alessandra Pierini decideva di infischiarsene. Il risultato del summenzionato trattamento illecito dati e campagna di fake news era di 18 pagine di ricerca in Google e centinaia di media italiani ed europei, e una gogna mediatica suscitata da chi avrebbe dovuto diffondere pubblica informazione.
Non mi veniva nel frattempo fornita alcuna assistenza comunicativa dal Movimento Cinque Stelle che, anzi, faceva eco alla campagna mediatica con post di Grillo intitolati “quattro veline del Gabibbo posson bastare” e accostamenti con un topless e perizoma tirato fuori dallo staff di comunicazione Cinque Stelle.
La competizione elettorale continuava all’interno della setta a 5 stelle, dove la deputata Roberta Lombardi mi invitava a rinunciare alla candidatura, mentre sul territorio venivo completamente ostracizzata e sostituita dalla candidata Laura Agea, eletta poi grazie ai voti indirizzatile in Marche ed Umbria. Elezione che non riusciva al candidato uomo marchigiano, nonostante le cordate messe in atto in barba agli altri candidati.
E benché avessi rispettato pedissequamente le regole imposte dal capo-padrone Grillo, c’è stato chi, come Panorama, ha affermato che io, assieme ad altri due candidati, questi poi eletti, non avessi rispettato le regole non destinando finanziamenti personali agli altri candidati della lista. Peccato che non avessi superato neanche la metà dei 5000 euro e che, rispetto agli altri candidati, avessi subito una campagna di discriminazione, emarginazione, proscrizione ed odio, dentro e fuori al Movimento Cinque Stelle, e di cui Panorama reggeva bene il testimone. Intanto accuse di essere una spia, di non partecipare agli eventi, di essere stata cacciata da Grillo al momento della foto con i candidati alle europee, passavano nelle chat della setta a Cinque Stelle. In quei pochi incontri in cui riuscivo a partecipare, dovevo litigare con i fans del candidato marchigiano e della candidata umbra, adottata dalla setta al mio posto.
Finita la campagna elettorale affrontata a mie spese, rinunciavo anche ai rimborsi elettorali e chiedevo, con raccomandata A.R., assistenza legale al movimento cinque stelle, in qualità di loro candidata, per procedere contro chi aveva usato i miei dati per discriminarmi ed emarginarmi. Non ricevevo risposta. Nei primi mesi del 2015 cancellavo la mia iscrizione al portale a 5 stelle.
Il tutto si ripeteva, nelle more dell’intervento pubblico, nel 2015. Addirittura Il Resto del Carlino Macerata e Paola Pagnanelli pubblicavano una mia foto ritoccata a nudo, inserendo il titolo “Il santino osé della candidata a sindaco. Marina Adele Pallotto, a caccia di voti”. Continuavano poi con fonti anonime, che facevano passare come genitori dei miei alunni che mi aggredivano come assenteista, benché io fossi in aspettativa non retribuita ormai da anni.
La foto pubblicata:
La foto vera:
L’autorità giudiziaria territoriale (magistrato Rosanna Buccini), dal canto suo, provvedeva a stralciare le plurime posizioni che avevo denunciato in concorso online, non vagliando alcun reato. La stessa autorità mi inviava altresì due avvisi di garanzia ex 415bis, per procedimenti penali connessi che non riuniva, accusandomi a firma Claudio Rastrelli di diffamazione a mezzo stampa online nei confronti di Paola Pagnanelli. Veniva poi ordinata la mia imputazione coatta a firma Domenico Potetti. Quest’ultimo magistrato non mi faceva parlare all’udienza di opposizione all’archiviazione, dichiarando la mia assenza, per leggere il dispositivo che aveva già preparato. Va detto che Domenico Potetti lavora da più di un decennio con Paola Pagnanelli, che svolge la professione di cronista giudiziario presso il Tribunale di Macerata.
Per chiudere il capitolo sul nostro sistema legale penale, citerei l’attuale Procuratore Generale delle Marche, il magistrato Luigi Ortenzi, che sottolinea, tra le sue varie richieste di archiviazione, come provocate espressioni quali “mignotta” e “scrofa con pioppe e bocchin*” nei confronti di una candidata politica integrino il diritto di critica.
Come emerge dal racconto dei fatti, la lista dei miei diritti umani lesi è lunga, va dal diritto alla vita con incitamento pubblico all’odio, fino alla lesione del diritto di difesa nel processo penale e della libertà di espressione. La cosa più grave oggi però è che i soggetti sopraccitati possono continuare impuniti la loro opera, stante un’autorità che, anziché tutelare il Cittadino, fa di tutto per perpetrare l’abuso. A Macerata, infatti, si usano ancora oggi impropriamente dati personali degli utenti di tutta la provincia nel gruppo https://www.facebook.com/groups/1464824037062451/permalink/3512260038985497/ ( https://www.facebook.com/groups/1464824037062451 ), creato con tecniche di ingegneria sociale verosimilmente da soggetti vicini a CronacheMaceratesi.it, che lo hanno negli anni sprovvisto di moderazione, poi di moderazione anonima, per chiuderlo definitivamente al pubblico. Sullo stesso social network e nel territorio, poi, si usa una moderazione che abusa sistematicamente dello strumento dell’invisibilità, del blocco e ban su parole come “italiota”, nel senso di “abitante la biosfera italiana”. Mentre oggi quindi si continua bellamente, si attende, a nove mesi dall’apertura delle indagini per abuso d’ufficio, che ne venga partorita la depenalizzazione.