Il 28 ottobre del 2014 rimbalzava, sui siti delle maggiori testate italiane, la notizia: “Sesso in cambio di ospitalità. Dalla Cina Ju Peng si offre per il bedsurfing”. Si narrava la storia di un’avvenente giovane cinese che, per girare il mondo, si offriva per una nuova pratica a chiunque fosse disposto a ospitarla. Sul social network cinese weibo, la bedsurfer circoscriveva i destinatari del suo annuncio a “bei ragazzi, di età inferiore ai trent’anni, alti almeno 1,75, ricchi e che non vivano con i genitori”. Escludendo in tal modo buona parte dei latin lovers del Bel Paese.
Su Google News la storia di “Ju Peng” faceva il giro del mondo, attecchendo in particolar modo in Italia, terra del maschio verace.
Nella curiosità di conoscere questa pratica che suscitava grandi dibattiti, si approfondiva la questione inserendo le solite quattro foto, ricicciate da tutti i quotidiani nostrani, su google immagini per ricercarne le corrispondenze nel web. E, scoop nello scoop, si scopriva in meno di dieci secondi che si trattava di una “hoax”, una fake news, quella che nel resto del mondo davano come notizia priva di fondamento diffusa per promuovere un’applicazione telefonica.
Tuttavia nel Bel Paese oggi c’è ancora qualche maschio che lascia il proprio numero di telefono sulla pagina facebook intitolata alla cinesina, e un paio di quacchere che la insultano.
Basterebbe solo chiedersi: “chi è la mignotta? Ju Peng o chi ha demandato il proprio intelletto a terzi?”
M. A. Pallotto