Un tritacarne in mano a sciacalli. Quante altre vittime ancora?

Si torna al 10 ottobre 2012, inizio di quel genocidio cyber-mediatico che è trasversale a ogni età, sesso e cultura, ma che in questo caso riguarda una ragazzina canadese di quindici anni. Prima di suicidarsi la vittima spiega in un video on line, usando delle flashcards, la sua esperienza di anni di tormenti e persecuzioni perpetrati da uno sconosciuto. La sua storia nasce quando, per fare nuove conoscenze, inizia delle videochat con uno sconosciuto che, manipolandola, la convince a farsi fotografare con il seno nudo per mandare quella foto a tutti i suoi compagni di scuola e amici, ai suoi vicini di casa e alla sua famiglia, di cui ha i contatti. È costretta così a cambiare città, soffre di ansia e attacchi di panico. L’anonimo molestatore la ricontatta un anno dopo, e invia quelle foto a tutti i suoi nuovi amici compromettendo i suoi rapporti nella vita reale. La ragazzina prova diverse volte il suicidio, tagliandosi le vene, ingerendo candeggina e impiccandosi. Prima di fare quest’ultimo gesto, carica la sua pubblica denuncia su Youtube. Con lo stesso mezzo con il quale era stata vessata ha deciso di lasciare al mondo quello che non può essere ignorato: quella foto “non è più potuta tornare indietro”, portandola inesorabilmente alla morte.

Si passa in Italia, alla notte tra il 4 e 5 gennaio del 2013, quando una ragazzina di appena quattordici anni si lancia dal terzo piano dopo aver assistito a un video caricato in rete che la ritraeva protagonista inconsapevole. Nel video, dopo averle fatto perdere conoscenza, veniva molestata sessualmente. Migliaia di visualizzazione, mi piace, insulti di un sottobosco vile e nauseante della rete.

Qualche tempo dopo, lo stupro di una diciassettenne in una laida latrina di discoteca filmato da quelle “amiche” che, pur potendo intervenire in aiuto e riempire di botte lo stupratore, assistono sghignazzando per condividere quel male via whatsapp e, all’infinito, nel mondo virtuale.

Un universo putrido di violenza da cui non sono immuni nemmeno uomini adulti. Il 5 settembre del 2015 è la volta di Andrea, un giovane operaio carrozziere suicida dopo esser stato messo in ridicolo e aver denunciato sue foto pubblicate in una pagina facebook, e altrettanti video sul canale Youtube, che lo ritraevano in un bidone della spazzatura.

Dedicato ad Andrea, Amanda, a Carolina e Tiziana. Con grande Amore, la mia opera è per Voi,

M.A.Pallotto