Prendi un internauta anonimo, fagli inserire quello che vuole in un commento del tuo giornale, senza preoccuparti di moderarlo: la macchina del fango si è avviata, senza che terzi possano recriminarti alcunché.
Non importa se la notizia sia vera o sia un fake: il fine primo è rimettere la malcapitata/o di turno nella pubblica disistima.
La vera “arte del fango”, di cui nella provincia di Macerata si vantano primatisti di fama europea, è più sottile: riportare qualcosa di assolutamente vero in modo da insinuare qualcosa di falso, tanto da lasciare il sospetto nell’opinione pubblica.
Non importa se le informazioni contenute in quel sito siano state effettivamente inserite dalla candidata scalognata, e siano vere. Se in quel momento la pagina del sito non esista più: l’importante è che ci sia un archivio anonimo on line tale da garantire che quella pagina fosse stata un tempo presente in Rete.
A nulla vale che non vi sia alcuna prova virtuale, ma soprattutto reale, che la candidata fosse “disponibile” e si offrisse per foto di nudo: l’importante è che si rintracci un “legame virtuale” tra la politica e “la disponibilità” di una nuova avanguardista di stampo berlusconiano. Incompetente, e pure troia.
Il mondo del Web oggi è la facile fucina per i vecchi maestri della discarica di fango che godono anche della garanzia dell’impunità, in specie con il sistema dei commenti per emeriti cybervilnauti.
Un blog anonimo di satira in un paio di articoli scriveva: “Vedremo se il ricorso all’artiglieria pesante questa volta porterà l’agognata poltrona; a lume di naso il portamento della signora sembra essere più adatto all’ormai sorpassata repubblica del Bunga-Bunga. Se ci avesse pensato prima forse…”.
Accumunavano poi il mio nome a quello di Elena Anna Staller ironizzando sul fatto che io sarei “rimasta al palo”, a differenza della Staller che invece aveva conquistato poltrone da “onorevoli primi cittadini”. Magari proprio “primi cittadini satiristi” come loro, liberi di infangare il prossimo perché protetti dall’anonimato e dalla deregolamentazione del web! Più che libertà di espressione e opinione, questa cybervilsatira sembra distinguersi per cafonaggine impudente.
Spammerdavano per dare l’ultima vile spinta alla già invereconda macchina del fango, e lo facevano fino alla chiusura della tornata elettorale, sicuri di non incorrere alcun rischio preservati da un server estero che assicura loro l’anonimato.
I cyberbeti del new media “Leggo” si spingono a epiteti come “demente”, “mignotta”, “troia”, “zozza”, “porno”, “parassita”, “cagna”, “puttanone”, “zoccola”, “scrofa”, “a forza di pioppe e bocchini”.
Il virus dello slut-media, un misto tra falsa informazione e pubblico ludibrio, veniva incubato con le sintomatologie più disparate. Tg24.sky.it rielaborava le tue dimissioni dal m5s in assoluta esclusiva politica come la tua “cacciata dal M5S”, forse, alludeva malignamente, a motivo dell’onta di sgualdrina che ti era stata procacciata.
Una gestione neoliberista dell’informazione in cui fatti veri e falsi oggi si fondono in una realtà surrettizia dove sensazionalismo e spettacolarizzazione di drammi umani, sociali e stili di vita sono parte integrante di un’utile arma di distrazione di massa e marketing. Tutto è uno scoop vendibile, e potenzialmente virale, nella società dell’apparire e si muove il più velocemente possibile per accorciare le distanze in un perenne presente e in un’emergenza costante. Non si ha riguardo nemmeno per quelle notizie che dovrebbero animare rispetto per le persone coinvolte e umana pietas.
La ricerca della verità sostanziale, ottenuta con imparzialità e perizia, e la continenza nelle espressioni sembrano non essere più la mission di un’informazione che inquina il dibattito e la formazione della pubblica opinione.
La viralità prende il posto della veridicità, il dubbio e la speculazione diventano la facile routine di un giornalismo per cui lo scooparchio non ha più conseguenze penali.
La sfida etica oggi è trasversale e coinvolge tutti: come ridare autorevolezza a questa informazione indegna?
M.A.Pallotto