A giudicare dall’atto presente prima che entrasse in Parlamento, il “non statuto”, il “MoVimento 5 Stelle” appare come una “non Associazione” che fa riferimento al sito www.movimento5stelle.it, e riconosce alla totalità degli utenti della Rete il ruolo di governo e indirizzo normalmente attribuito a pochi.
Partito o non partito che fosse, a marzo del 2013 lo diventa ufficialmente insediandosi de facto in Parlamento. Grillo lo costituisce in tal senso solo il 13 marzo 2013, sottoscrivendone l’atto davanti al notaio, con il nipote Enrico e il commercialista Enrico Maria Nadasi. Un partito non ad personam, ma “uno e trino”, che nulla precisa circa la democrazia on line della sede-sito di cui si parlava nel “non statuto”.
Il comico come il “megafono della protesta” che ha avuto spazio mediatico sufficiente a raggiungere il consenso di quei quasi nove milioni di persone che gli hanno accordato il voto alle ultime politiche. Col senno del poi, una manipolazione riuscita alla perfezione. Il m5s ha potuto infatti stranamente utilizzare la piattaforma americana dei MeetUp, nelle cui condizioni d’uso si vieta espressamente la promozione commerciale e politica. Lo spin doctor di Grillo, invece, è un’azienda privata di comunicazione e marketing che gestisce vari siti in funzione degli utili, e che si vede bene dall’organizzare quella democrazia in rete, che “il megafono” aveva promesso prima di entrare nelle istituzioni.
Un simbolo, un non statuto, un non partito che su comunicazione e marketing genera utili, e che, dal 13 marzo 2013, ha preso la forma di una vera e propria truffa.
Nella connivenza di “perfetti signori nessuno” che, eletti grazie alla protesta, oggi mistificano la realtà, continuando ad affermare di aver “rinunciato” ai rimborsi elettorali. In realtà, ai sensi dell’art. 5 della legge n. 96 del 6 luglio 2012 i partiti, i movimenti e le liste hanno diritto ai rimborsi elettorali se si dotano di un atto costitutivo e uno statuto conformato a principi democratici nella vita interna. E’ quindi fuorviante e disonesto continuare a sostenere di aver rinunciato a qualcosa di cui non si ha diritto per legge!
La conseguenza naturale è che il m5s è diventato un “partito di miracolati” disposto a cedere gli unici fondi pubblici che gli spettano per legge, come gruppo parlamentare, al marketing e alla comunicazione della Casaleggio Associati Srl.
“Onesti miracolati” che, una volta eletti, si sono guardati bene dal regolarizzare quello statuto democratico interno in applicazione del principio dell’Uno vale uno, e che è stato manipolato fino al 15 febbraio 2016. Marketting di arrivisti, con pensione (vitalizio) e clienti nel sacco, che fanno leva su ambiguità comunicative e credulità popolare fin quando i mass media lo permetteranno.
La postilla “gli eletti eserciteranno le loro funzioni senza vincolo di mandato” nell’atto costitutivo del m5s, e la specificazione nel non statuto che “l’oggetto e le finalità sono quelli promossi da Grillo in tempi non prestabiliti”, sembrano suggerire che tutto sarà deciso dal dominus, e chi non è d’accordo può “togliersi dalle palle”. Non è prevista alcuna quota di adesione, solo sottoscrizioni volontarie per la raccolta di fondi nell’ambito di quello che è un “partito a proprio uso e consumo”.
Lo sconto sulle firme da raccogliere per le politiche, la non ricercata intesa sul programma elettorale dei venti punti sbandierato nella campagna del 2013, l’abulia nelle alleanze di governo, la presa di posizione ambigua quanto propagandistica su temi come “immigrazione clandestina” o “sovranità monetaria” (con la proposizione di un referendum non previsto nemmeno dalla Carta costituzionale), la ricerca del voto nello stretto scambio con il territorio, e tutti gli altri specchietti delle allodole – come il reddito di cittadinanza – sono un film già visto.
Il più brutto della vecchia politica truffaldina.
Marina Adele Pallotto
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